Nell’autunno 1844 il proprietario terriero Camillo Benso di Cavour, che due anni prima aveva fondato l’Associazione agraria del Regno di Sardegna, percorreva le campagne della Lomellina e poi scriveva all’agronomo francese Naville de Chateauvieux: «Sono stato colpito dalla ricchezza delle colture e dall’abilità degli agricoltori della Lomellina. Quel paese ha raggiunto tale grado di fertilità in meno di cinquant’anni: alla fine dello scorso secolo non era che una palude». La fortuna della pianura fra Po, Ticino e Sesia è racchiusa tutta qui: fra Sette e Ottocento gli agricoltori seppero bonificare una zona perlopiù acquitrinosa e ancora disseminata di dossi e avvallamenti trasformandola nella patria europea del riso. L’acqua iniziò ad arrivare sempre più copiosa dal 1866 grazie alla costruzione del canale Cavour, fra Chivasso e Galliate, i cui diramatori Quintino Sella (con il subdiramatore Mortara) e Vigevano (con il subdiramatore Pavia) scendono dal Novarese in Lomellina garantendo la coltivazione di circa 60mila ettari a risaia. Da un secolo, la fitta rete di canali irrigui, lunga nel complesso oltre 10mila chilometri, è gestita dall’Associazione irrigazione Est Sesia su una superficie di 334.500 ettari, di cui il 55,3% in Lombardia (Lomellina) e il 44,7% in Piemonte (Novarese).
Il murale delle mondine nel centro di Mede
I corsi d’acqua naturali e la fittissima rete di canali irrigui hanno sempre rappresentato una ricchezza inestimabile per l’agricoltura lomellina: un intreccio secolare fra natura, economia e cultura.
Oltre ai tre fiumi, la pianura è attraversata dai torrenti Agogna, Terdoppio e Arbogna-Erbognone, mentre un ruolo primario è ricoperto dalle acque sotterranee: le risorgive e i fontanili, caratterizzati da flora e fauna tipiche. La risorgiva indica l’affioramento spontaneo, mentre il fontanile rappresenta l’affioramento determinato dalla mano dell’uomo. Le acque piovane e fluviali, trovando terreno molto permeabile, penetrano in profondità nel sottosuolo e formano una falda freatica: poi possono tornare in superficie in corrispondenza di terreni impermeabili. L’acqua che fuoriesce presenta una temperatura fra i 9-10 gradi in inverno e i 12-15 in estate: la testa del fontanile si distribuisce nell’asta e può essere così prelevata, in particolare per le marcite, grazie alla temperatura costante che ne consente l’utilizzo anche nella stagione invernale. Questa tecnica colturale, ideata per alimentare tutto l’anno i bovini con foraggio fresco sfruttando la declinante conformazione del terreno, affonda le radici nelle grandi tenute agricole a servizio delle abbazie medievali. Celebri in Lomellina sono le marcite della Sforzesca, alle porte di Vigevano, ideate da Leonardo da Vinci alla fine del Quattrocento e visibili ancora oggi.
Diversi i canali artificiali carichi di storia. Il primo documento relativo alla roggia Busca, costruita dalla città di Novara risale al 1380: nel 1616 passerà al conte Ludovico Busca. Bagna i terreni di Confienza, Robbio, Rosasco, Castelnovetto e Cozzo, e disperdendosi poi a valle di Candia Lomellina.
Il primo titolo giuridico relativo al Roggione di Sartirana è il diploma del 24 ottobre 1387, con cui il duca di Milano Galeazzo Maria Visconti concede a Beneventano de’ Turtis il privilegio di derivare acque dalla sponda sinistra del Sesia, in territorio di Palestro, per l’irrigazione del territorio di Sartirana. Nel 1522 il Roggione passa alla nobile famiglia Arborio Gattinara, che lo manterrà fino al 1857, anno della cessione al Regno di Sardegna.